(pubblicato da Globalproject, 6 dicembre 2016)
Nel giorno in cui si sarebbero dovuti preparare ad affrontare lo sgombero ordinato dal Genio militare per il mattino dopo, i Sioux di Standing Rock e le centinaia di tribù che in questi otto mesi hanno presidiato il cantiere dell'oleodotto DAPL in Nord Dakota, si trovano invece a festeggiare. La stessa autorità che solo pochi giorni prima, il 25 novembre, aveva annunciato che il 5 dicembre avrebbe “chiuso” tutte le terre a nord del fiume Cannonball, ovvero la zona occupata dallo scorso aprile da migliaia di persone, facendo presagire un acuirsi del confronto, domenica ha comunicato a sorpresa che non concederà alla compagnia il permesso di interrare l'oleodotto sotto il lago Oahe. Bloccando di fatto il cantiere.
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Il Grande Capo dei First Nations della British Columbia, Stewart Phillip, sfodera l'ascia di guerra contro Trudeau, all'indomani dell'approvazione di due nuovi oleodotti per le sabbie bituminose: "Lei ha completamente fallito nel Suo compito, annunciando con arroganza che stava agendo nell'interesse nazionale approvando l'espansione del Trans Mountain della Kinder Morgan e della Linea 3 della Enbridge - scrive il Grand Chief sul The Globe and Mail del 2 dicembre - Il Suo compito come leader del Canada è proteggere la nostra salute e la nostra sicurezza". I due nuovi oleodotti, approvati da Trudeau "nell'ambito del nostro piano per ridurre le emissioni di gas serra (sic!)", saranno così il nuovo terreno di scontro fra il primo ministro e i nativi. Come a Standing Rock?
Ore di attesa per la doppia decisione che ci si aspetta per venerdì 25 novembre: il governo Trudeau dirà se riprendere le consultazioni sul Northern Gateway e se bocciare il raddoppio della Linea 3, entrambi oleodotti della Enbridge.
Sono scesi per strada in più di 4000, una folla colorata che sabato 19 novembre ha gridato il suo no al raddoppio dell'oleodotto Kinder Morgan. E in testa, c'era il sindaco di Vancouver. "Teniamole nel terreno", era lo slogan riferito alle sabbie bituminose che l'eventuale ampliamento del Trans Mountain porterebbe dall'Alberta alle insenature di Vancouver. Numerosi i nativi, come gli attivisti arrivati da fuori città, da tutte le comunità lungo il tragitto dell'oleodotto. E per lunedì 21 novembre la protesta si allarga a tutto il Canada, da costa a costa, con le "veglie" cui hanno già aderito decine di gruppi da Toronto a Vancouver.
Un nuovo studio conferma i rischi per l'habitat dei salmoni se l'impianto di refrigerazione per il gas della Petronas dovesse essere realizzato a Lelu Island. Mercoledì 9 novembre 2016 la rivista scientifica Marine Ecology Progress Series pubblica una relazione di 15 pagine redatta da 6 esperti: "Intaccare questo habitat comporta per i salmoni rischi molto maggiori di quelli abbozzati nella valutazione di impatto ambientale" (la notizia su The Globe and Mail del 09.11.2016). Ma il governo Trudeau si riserva di rispondere alle critiche in tribunale, quando saranno esaminati i ricorsi di First Nations e associazioni ambientaliste (cfr. CBC News).
Una nuova campagna di Amnesty International Canada denuncia le tante violazioni dei diritti delle donne native nei territori ad alta densità di attività estrattive. "Out of sight, out of mind", occhio non vede, cuore non duole. Già nello slogan, il rischio di disinteresse per le questioni che riguardano le zone a nord.
Una delegazione di nativi della Costa Ovest al Forum Permanente sulle Questioni Indigene chiede tutela contro i progetti del governo Trudeau. Che gioca d'anticipo e di immagine.
Pubblicato su Globalproject (maggio 2016)
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